Chi avrà voluto acquistare il
quarto numero di whatevrfanzine avrà di certo voglia di sfogliarlo con calma, magari
vuole essere notato, del resto è un fanzine molto in voga, chiaro, non
troppo…potrebbe risultare sconveniente. Certo non è un romanzo o un saggio, non
c’è bisogno di chiudersi nel proprio studio. Potrebbe andare bene sfogliarlo in
metro però vi siete resi conto che le dimensioni del foglio sono troppo grandi,
forse avrete già provato e col gomito avete colpito il vicino di posto che vi
ha lanciato un’occhiata infastidita.
Chissà, potrebbe andare bene il tavolino
di un caffè, ma anche lì niente, la rivista è stampata su A3, troppo grande, il
piacere vi è negato nuovamente, dove posare adesso il mediocre caffè “macciato”
tutto schiuma e niente gusto? No no ci vuole qualcos’altro. Ma a casa, per
carità, a casa no, la poltrona è per un romanzo e poi in poltrona ci si
abbiocca subito. Inoltre è il nuovo numero e la novità va letta di getto per
appropriarsi della modernità dal primo istante. Tenete a mente allora che il
numero #4 ha un argomento specifico, il cibo, il cibo ed il corpo, il fascino
del curvy. Ecco che allora una zozza trattoria andrebbe benissimo, forse è
consigliabile, mi raccomando solo cibi grassi, no vegan please. Le pagine forse
si ungeranno un poco, ma sarebbe in perfetto stile whatevr. Se però questo non
vi basta ecco un piano B, più fancy, inaspettato, eppure secondo me adattissimo.
Per chi ha la fortuna di abitare in una
delle due metropoli d’Europa, Parigi o Londra (ed in entrambe le città la
rivista si trova facilmente) conosco il luogo perfetto, una Pinacoteca, sezione
Barocco, in particolare le sale dedicate al principe della pittura europea del
Seicento: Pietro Paolo Rubens, nato a Siegen il 28 giugno 1577 e morto ad
Anversa il 30 maggio 1640 .
Per i Parisiens: Musée du Louvre, ala Richelieu, secondo piano, sala 18
detta Galerie Médicis
Per il Londoners: National Gallery (tra l’altro per voi è pure gratis, non
avete scuse), secondo piano, sala 18.
Galleria Medici, Louvre |
La sala avrà pochi turisti,
qualche curioso al limite, forse una scolaresca rumorosa, ma tranquilli, le
grandi masse giran lontane da queste sale. Sfogliate le pagine, date una rapida
letta agli articoli, osservate le foto, "ecco le ultime tendenze in fatto di
moda". Ah, non dimenticate di fotografarvi con la rivista in mano ed i quadri
sullo sfondo, è d’obbligo, sennò “che ci siete venuti a fare!" Bene, ora siete
pronti, osservate Rubens.
Nella Galerie Medici noterete
le gigantesche tele che Maria de’ Medici, sposa di Enrico IV e madre di Luigi
XIII fece fare dall’artista fiammingo per il Palais du Luxembourg. Soffermatevi
su una tela in particolare L’arrivo di
Maria de Medici a Marsiglia… aggiungo, per raggiungere il nuovo marito
sposato per procura a Firenze alcuni mesi prima. L’opera è imponente, la regina
elegantissima passeggia su di un drappo cremisi ad adornare il ponte della nave
da cui sbarca nella sua nuova patria. Ora osservate in basso: tre dinamicissime
figure femminili nude di esultanti divinità marine a mo’ di bitta reggono la
cima di poppa. Nudità colossali, bellissime e meravigliosamente abbondanti. Le
ninfe, ideale di bellezza e sensualità glorificano la regina di Francia esponendo
le loro nudità curvy in totale grazia.
Per chi si trova oltremanica, invece,
l’obiettivo è nella sala 18 del secondo piano, eccolo, Il Giudizio di Paride, in particolare la versione dipinta da Rubens
tra il 1632 ed il 1635. La storia è arcinota, il casus belli per antonomasia. Paride, principe di Troia, deve
scegliere la divinità femminile più bella dell’Olimpo. Le tre splendide dee si
denudano per mostrare le proprie grazie al fortunato giudice. Verrà scelta
Venere, le altre due, Minerva e Giunone, non la prenderanno bene. Venere, per
ringraziare Paride del suo voto lo aiuterà a conquistare e rapire la bella
Elena, regina di Sparta. Il marito Menelao, a sua volta, non la prenderà bene e
sarà guerra, la Guerra di Troia, il più straordinario plot della storia della
letteratura europea…
Qualsiasi delle due opere
abbiate davanti tenete a mente che osservate un dipinto di uno dei più grandi
maestri della pittura di sempre, un vero intenditore del bello: Rubens. Come è
tipico del suo stile, Sir Rubens mostra
la grazia e la bellezza olimpica con tutta la forza spiazzante della sua arte,
senza nascondere nulla, in abbondanza di colori e forme. Carl Jacob Christoph Burckhardt
- colui che ha inventato la parola Rinascimento, quindi, uno che sapeva il
fatto suo - scriveva come l’arte di Rubens rendesse lo spettatore “avvolto e trasportato
da una gigantesca onda, che lo rende incapace di compiere un’analisi”. Ciò è
verissimo, si è spesso spiazzati, non si sa bene dove osservare, ciò che però
appare subito evidente è che se si osserva le nude natiche delle dee non si
riconoscono di certo i più amati lati b dell’universo social attuale. Bisogna
essere sinceri, si vede subito abbondante cellulite, carne tremolante, cosce
morbidissime.
Eppure non stona, tutta quella
carne veicola anche tanta sensualità.
Può essere questa bellezza?
Forse sì, forse no, di certo a molti piacque ed a tanti piace ancora. Per il
pittore di Anversa la risposta è certamente sì. Il sottoscritto, per quanto può
valere, si associa.
Certo, pensandoci un attimo, che
l’ideale di bellezza antico fosse diverso da quello attuale è arcinoto ma che
il principe della pittura Barocca vedesse in così tanta carne quell’ideale può sorprendere. Ora, perché ?
Forse non c’è risposta ma
certamente l’argomento è succoso e sono certo che sfogliare Whatevr #4 possa
darci una mano a trovare una risposta.
Pietro Paolo Rubens è
universalmente riconosciuto come il più grande pittore di respiro europeo del
XVII secolo, disegnatore instancabile, colorista insuperabile, creatore di un
brand e di uno stile continentale apprezzato da tutte le corti europee. Fu personaggio
gradevole ed intelligente tanto da essere confidente e diplomatico di re e
principi, quando attraverso l’arte si potevano risolvere guerre ed alleanze,
matrimoni ed incoronazioni.
Da giovane fece un lunghissimo
viaggio in Italia, fondando la sua preparazione sulle solide basi del Classico,
del Rinascimento e sulla tradizione nordica. La conoscenza dell’antico e la
comprensione del moderno, senza alcuna paura di innovare, fecero di lui il
pittore perfetto, il numero uno sul mercato.
Nel suo tomo Sulla imitazione delle statue Antiche
scrisse “è necessario seguire l’esempio degli antichi scultori, sostituendo
tuttavia la pietra delle statue con la carne viva”. Il pittore può dunque
catturare la bellezza ideale del corpo classico ma per mostrarla con la sua
arte deve astenersi dall’imitare l’antico, astenersi dall’imitazione delle
caratteristiche della pietra ed esaltare quelle del pennello.
È difatti indubbio che il suo
ideale di bellezza derivi dall’esempio degli antichi di cui lui era grande conoscitore.
E se pensiamo all’arte classica ed ellenistica di certo le curve dei corpi
femminili erano ben più pronunciate che nell’ideale estetico skinny di ora. Ma
Rubens, lo abbiamo visto, va ben oltre. Egli mostra cellulite, maniglie
dell’amore, morbidezze, grasso. Le sue nudità ricevettero e ricevono tuttora
critiche, sono spesso giudicate brutte, esagerate, insane. Eppure quelle stesse
forme sono anche considerate potentemente sensuali. Qualcosa non torna.
Sempre nella National Gallery,
Londra, nella stessa sala dedicata a Rubens, la nr. 18, ecco un'altra tavola
che Rubens dipinse nel 1609-1610: Sansone e Dalila. È uno dei suoi capolavori
più celebrati. La storia è nota, la conturbante bionda Dalila fa innamorare il
povero Sansone e gli taglia i capelli eliminando così la sua miracolosa forza.
La traditrice ha un corpo
tanto sensuale quanto extra-large, le spalle sono larghe e muscolose, il viso
tondo ed il seno abbondantissimo e morbido, quasi cadente. Pur non rispettando
appieno i nostri moderni canoni di bellezza femminile ha una carica sensuale ed
erotica che la maggior parte dell’erotismo moderno non si sogna nemmeno di
avere. Una vera esplosione ormonale, una maggiorata perfetta, una sex-bomb in
piena regola.
Tomaso Montanari, un noto conoscitore
del Barocco italiano descrivendo la potente pittura di Rubens vede in essa una
“nuova retorica dell’immagine, basata sul movimento e sul colore e funzionale a
costruire una fortissima empatia emotiva con lo spettatore”.
Credo qui sia la chiave:
l’empatia. L’arte di Rubens è empatica, ed i corpi da lui descritti sono
empatici, emozionalmente potenti e rassicuranti.
Rubens è universalmente
riconosciuto come il più grande pittore Barocco. La parola Barocco, che è di
origine portoghese, voleva descrivere un perla irregolare. In senso generico
dunque significa bizzarro, stravagante, e fu una parola utilizzata in
opposizione al classico, dunque con un valore negativo.
L’arte barocca è difatti così,
stravagante, sorprendente, scenografica, esuberante, eye-chatching. Essa è
teatro, colori, musica, movimento, dramma. Ed è questo ciò che troviamo in
Rubens: esuberanti forme, abbondanti curve, carni in movimento, trionfo del
corpo.
Abbondanza ed Empatia dunque,
o meglio l’abbondanza porta empatia e rassicura.
Sfogliare Whatevr davanti a
Rubens è una divertente assonanza d’intenti.
essay in english on: christheguide.com
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