L’eredità culturale ed enologica della “Madama” a Ortona
Così può capitare che una visita ad Ortona, piccola cittadina sulla costa adriatica in provincia di Chieti, possa rivelarsi un piacevole momento in cui degustare un bicchiere di vino, all’ombra di un palazzo progettato da uno dei più grandi architetti del ‘500 grazie a una famosa nobidonna, figlia dell’imperatore “sul cui impero non tramonta mai il sole”.
E’ una storia con la S maiuscola quella che Ortona racconta: il sovrano in questione è ovviamente Carlo V d’Asburgo (cui la frase viene generalmente attribuita) e la nostra eroina è sua figlia Margherita d’Austria, meglio conosciuta come la Madama che molto si adoperò per la cultura e per la produzione vinicola delle sue terre. Ora, come la vicenda di questa principessa di padre austro/spagnolo e di madre olandese, si intersechi con quella dell’Abruzzo, e di Ortona in particolare, è una di quelle congiunture storiche particolari di cui l’Italia è piena. Per una serie di circostanze dovute alle strategie di alleanze politiche, Margherita si ritrovò prima a sposare un Medici, Alessandro, da cui eredita il palazzo romano di famiglia, oggi sede del Senato della Repubblicache, da lei oggi prende il nome di Palazzo Madama. Questa unione durò però poco più di anno, Alessandro venne presto assassinato in una faida interna a Firenze e lei andò in sposa a Ottavio Farnese, appartenente a una famiglia in ascesa e che poteva vantare un suo membro sulla cattedra di Pietro, papa Paolo III Farnese.
Ed è proprio questo il matrimonio che ci porta in Abruzzo.
L’ascesa della famiglia ebbe infatti come naturale conseguenza l’acquisizione di nuove terre nell’ottica di una politica espansionistica volta ad aumentare ricchezza, potere e prestigio. Diversi erano i feudi che i Farnese possedevano in Abruzzo e furono proprio quelli che Margherita scelse per i suoi ultimi anni, dopo aver girato l’Europa e aver ricoperto incarichi politici nelle Fiandre.
La Madama si stabilì inizialmente a Leonessa, Cittaducale e l’Aquila, dove pure è presente un Palazzo Farnese, ma quando la famiglia acquistò Ortona nel 1582, vi si trasferì definitivamente trascorrendovi gli ultimi anni di vita. L’esigenza di una dimora appropriata al suo rango la spinse a chiamare uno dei migliori architetti in circolazione, tra i più celebrati a Roma: Giacomo della Porta, la cui fama era all’apice in quel momento grazie alle magnifiche imprese che stava realizzando nella città eterna come Palazzo Chigi di piazza Colonna, la facciata della Chiesa del Gesù e diverse bellissime fontane realizzate a piazza Navona e piazza Mattei (la Fontana delle Tartarughe). Fu anche l’architetto che completò la cupola di San Pietro progettata da Michelangelo: un curriculum che oggi definiremmo impropriamente da “archistar”.
L’edificio, che sorge su un piccolo colle sul mare, oggi si discosta parzialmente dal progetto iniziale di Della Porta. A causa di alcuni lavori nelle strade circostanti, nell’800 crollò la parte verso il mare, quella con il grande portone d’accesso, sostituita da un’aggiunta posticcia, mentre all’interno, a causa dei vari passaggi di proprietà e delle diverse destinazioni d’uso del palazzo, molti elementi sono stati modificati.
Anche nell’assetto rimaneggiato di oggi rimane comunque innegabile il fascino di quest’opera architettonica che echeggia in maniera originale le istanze più avanzate delle tendenze artistiche in voga nella Roma di fine ‘500.
Ma come accennato in precedenza, l’impronta della Madama a Ortona non si esaurisce nello splendido palazzo ma anche tra i vigneti delle sue colline. Margherita, dotata di grandi capacità imprenditoriali, insieme al marito Ottavio si interessò concretamente alla produzione vinicola delle sue terre, ottenendo risultati lusinghieri tanto che i suoi vini finirono sulla tavola delle più importanti corti europee, dando così il via ad un’importante tradizione enologica.
Forte di questo retaggio, negli ultimi anni Ortona sta vivendo una nuova fase di rinascita, frutto soprattutto del lavoro di un’azienda, la Fantini by Farnese, la cui cantina principale si trova al quattrocentesco Castello Caldora proprio per dare una continuità alla storia vinicola di questi territori.
Uno dei prodotti più interessanti è l’Edizione Cinque Autoctoni, un blend di uve Montepulciano, Primitivo, Sangiovese, Negroamaro e Malvasia Nera (le percentuali possono variare a seconda dell’annata).
E’ un vino di grande appeal già a livello visivo caratterizzato nel bicchiere da un affascinante luminoso rubino molto compatto. Più che intenso è il profumo al naso, inizialmente di mora e ciliegia che lasciano poi spazio alle erbe aromatiche, alla speziatura (in particolare cannella e chiodi di garofano), alla tostatura ed infine ad un lieve tocco minerale. All’assaggio la morbidezza conquista immediatamente ma risulta ottimamente bilanciata da una buona freschezza, sorretta anche da un tannino vellutato. Molto persistente la sua presenza nel cavo orale.
Questo vino unisce storia e innovazione, un blend di vitigni autoctoni italiani coraggioso e allo stesso tempo vincente che definisce un prodotto ben saldo nella tradizione vitivinicola abruzzese, ma risulta proiettato verso il futuro rivaleggiando sul mercato internazionale con competitor ben più noti ma non per questo migliori.
La figura di Margherita d’Austria è ricordata in diverse zone del centro Italia, alcune delle quali prendono da lei il nome, come ad esempio il Lago della Duchessa o Castel Madama. Ogni anno sono diverse le rievocazioni storiche allestite nei piccoli borghi dove si celebra il suo passaggio; e non mancano nemmeno le bottiglie di vino come quella prodotta dalla Tenuta Colfiorito, proprio a Castel Madama, chiamata significativamente “1538 Donna Margherita”, alludendo all’anno in cui visitò per la prima volta questo paese a pochi chilometri da Roma.
Tuttavia è proprio a Ortona che la Madama ha lasciato la sua eredità più importante, in quel fazzoletto di terra incastonato tra il mare che lei poteva guardare dal suo palazzo e i vigneti rigogliosi sulle colline, in un connubio di elementi molto lontani dalla pomposità e lo sfarzo della corte imperiale ma forse più più assonanti con un’anima appassionata di cultura e bellezza come fu quella di Margherita.
Commenti
Posta un commento